Indubbiamente il nostro “sociale” sta passando il periodo più buio e “tempestoso” degli ultimi anni. Ci sono giovani in cerca di lavoro, negozi ed aziende che sono costrette a chiudere i battenti ed il costo della vita è talmente alto che una buona parte dei cittadini non arriva alla fine del mese.
Non stiamo dicendo né raccontando certamente novità in assoluto ma certamente è un quadro che si ripete da tempo: ecco perchè il gioco d’azzardo e la rincorsa ad una “eventuale fortunosa” vincita pare a taluni l’unico sistema per poter sopravvivere.
Tentare la fortuna, cimentarsi con essa e cercare di rincorrere a tutti i costi premi, bonus, jackpot sembra la soluzione meno “malvagia”. Da qui una presa di posizione sentita da parte di Giovanni Serpelloni, Capo del Dipartimento Politiche Antidroga che prima di tutto fa presente che il gioco d’azzardo è in costante crescita e poi che lo Stato e le sue Amministrazioni devono fare assolutamente qualcosa per porre fine a queste “chimere”. La pubblicità “ingannevole” sul gioco d’azzardo ha purtroppo fatto presa su quella parte di cittadini “debole” e già ahimè predisposto al fenomeno della “dipendenza”.
Dipendenza dal gioco d’azzardo che si associa tristemente alla dipendenza da stupefacenti ed il passo è breve, veramente breve: le persone che compulsivamente riversano verso il gioco d’azzardo l’ “unica via d’uscita” per il grigiore della propria vita sono drammaticamente portate all’uso di sostanze stupefacenti, quindi lo Stato italiano, nel suo insieme di Autorità, deve tutelare i cittadini più deboli ed aiutarli ad uscire da questo “tunnel” sempre più buio.
Ha ragione Serpelloni, bisogna fare qualcosa, anzi bisogna fare di più ed in maniera più incisiva.
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Chiara Benedetti - Google+